
“Astonishing, monumental, a true masterpiece”. Ma anche: “Virale, trending topic” per chi mastica il linguaggio dei social.
Questi sono solo alcuni tra gli appellativi che si è guadagnato The Brutalist, il film di Brady Corbet, Oscar come miglior attore protagonista ad un intenso Adrien Brody nei panni dell’architetto immaginario László Toth. La pellicola esplora il Brutalismo come fenomeno poliedrico, non solo corrente architettonica quindi, ma anche modus vivendi. Il Brutalismo come manifesto, testimonianza inesorabile del tempo che è stato, rottura e opposizione: vera e propria filosofia del pensiero. Razionale, ieratico, dirompente.
Ma torniamo al film: oltre ai chiari rimandi brutalisti degli esterni, un esempio tangibile e meno scontato lo si può vedere anche negli interni. Di certo non sfugge all’occhio più attento la chaise longue ispirata alla celeberrima Grasshopper di Kastholm e Fabricius e quella di Finn Juhl.
Il parallelismo è d’obbligo con la nostra ultima nata in casa Puravisione: la sedia Alchimista. Una seduta senza fronzoli, di forte ispirazione Fifties, dalle linee decise e studiata con materiali essenziali. La pelle e l’acciaio.

Un po’ di storia. Quella vera
In principio fu Le Corbusier con il suo Beton Brut, termine utilizzato per descrivere le proprie opere in cemento. Grezzo per l’appunto, incompiuto, non finito. L’architettura si interroga sul ruolo della forma rispetto alla sostanza. Sono gli anni del dopoguerra, a cavallo tra i ’50 e i ’60, momento storico e culturale molto vivace. Nasce il termine Brutalismo, ad opera di Reyner Banham, storico dell’architettura. Questa corrente nasce come una reazione all’architettura decorata e pulita degli anni precedenti, si oppone alla bellezza convenzionale rifiutando ogni decorazione, considerata superflua, per privilegiare purezza e funzione degli edifici.
Questi ultimi sono l’ennesima reazione al conflitto mondiale appena consumatosi sia nelle linee che nei materiali. Blocchi di cemento, linee rigorose e monolitiche, elementi in acciaio, dettagli in vetro e legno volti a donare equilibrio, per un’estetica che rifiuta l’ornamento e ne celebra la verità. Sono i tempi dell’elogio della struttura sopra ogni cosa, si sente forte questo bisogno di spogliarsi dagli orpelli. Oggi, dopo anni, sappiamo che si è dovuto fare i conti con la realtà: opere difficili da guadare, proprio perché incompiute e talvolta deterioratesi. Ma si sarebbe pensato all’epoca che un materiale importante come il cemento non si sarebbe mantenuto intatto.

Archietti iconici
Architetti di spicco di questo periodo sono il già citato Le Corbusier con la Unité d’Habitation di Marsiglia, Alison e Peter Smithson con il progetto Robin Hood Gardens e, tra le archistar di oggi, impossibile non citare il genio di Tadao Ando, architetto più amato di Hollywood, (sua la casa di Beyoncé e Jay Z) che fonde tradizione giapponese a echi brutalisti che trovano ragion d’essere in edifici iconici quali The Water Temple.
Ancora oggi, o forse, soprattutto oggi i palazzi brutalisti provocano una sensazione di straniamento in chi li guarda. Dividono, fanno riflettere su cosa siano realmente bellezza e arte e, proprio per questo, stanno riscuotendo sempre maggior successo anche tra le nuove generazioni che guardano ad essi con rinnovato interesse. Sono ciò che sono per la moda e per il linguaggio il Kitsch e il Camp.
Non è immune a questo fascino Puravisione, brand di arredo e design Made in Italy con parecchi richiami brutalisti. Di seguito raccontiamo per immagini il processo creativo che ha ispirato tre delle nostre più importanti sedute. Basti ammirare gli edifici di chiaro respiro brutalista che hanno maggiormente influenzato il designer Giovanni Rizzo.
National Theatre, Londra e poltrona Magneto
Il Royal National Theatre di Londra, capolavoro brutalista, con la sua struttura imponente e i suoi moduli cubici in cemento grezzo ha ispirato il design della poltrona Magneto che risulta monolitica, quasi scultorea. Così come il teatro che si staglia come un vero e proprio imponente monolite in chiunque lo ammiri. Il contrasto tra quest’opera architettonica e la città è netto e deciso eppure si amalgama perfettamente in un’inaspettata armonia. Lo stesso possiamo dire della nostra poltrona che si fonde ad hoc all’interno delle nostre collezioni.

St. Johannes XXIII, Colonia e sedia Magnetika e sgabello Magnetik


Dei prodotti quelli di Puravisione razionali e dalle linee severe. Eppur eleganti e senza tempo. Come solo i classici sanno essere.